PSICOERETICA
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Messaggio Da adularja Mar 01 Mag 2012, 9:17 am


Mi piacerebbe leggeste questo breve articolo che trovo magnifico.

un
bel gesto, una gentilezza, appare essere realmente contagiosa: la
sensazione che ci trasmette un gesto disinteressato, specialmente se
compiuto da uno sconosciuto e quando meno te lo aspetti, crea dentro di
noi una energia irrefrenabile che accende una Luce che riesce ad
illuminare noi e chiunque incontriamo nel nostro cammino.

Penso sia capitato a
tutti di ricevere una gentilezza e sentirsi "in debito con il prossimo"
, pervaso dal desiderio irrefrenabile di compiere una buona azione.

Come un onda, il
gesto primigenio crea cerchi concentrici(o meglio eccentrici) che
predispongono ogni individuo ad una visione del mondo diversa, una
considerazione dell'Altro fuori dal senso comune.

Questa Luce crea chiarezza in parti della nostra coscienza che sopiscono in un crepuscolo creato da ciò che molti chiamanoETAT D'ESPRIT (stato di spirito) e che io chiamo Comune Stato d'Animo o Contagio Emozionale.

Ed è proprio li il punto.
La risposta alla domanda postami all'inizio di quest'articolo.
Le persone che
ricevono un "bel gesto" si sentono propense a dedicarsi al prossimo e al
mondo che le circonda fino a che riescono a sottrarsi al Comune Stato
d'Animo creato da tutto ciò che umano non è.

Se qualcuno vi
riporta il portafogli che vi era caduto all'ingresso del bar, voi
verrete pervasi da una sensazione di gratitudine e fiducia nel
prossimo, finchè qualcuno non vi dirà magari: "Hai visto quel
politico, ruba e lo hanno fatto senatore" oppure "Hai visto quello che
ha stuprato quella bambina, gli hanno dato solo 2 anni" o ancora "Hanno
alzato le tasse!"
.

Questa purtroppo
non è la realtà, o meglio, è la realtà ma non abbiamo gli strumenti per
capirla finché restiamo ancorati allo stato d'animo comune, che ci vuole
tristi, timorosi, diffidenti ed arrabbiati.

Se le buone
emozioni sono contagiose, basta accendere un qualsiasi telegiornale ed
osservarvi mentre lo guardate, per capire quanto maggiormente lo siano
le cattive.

Ogni giorno
attraverso la televisione ed i giornali entrano dentro casa nostra
miriadi di informazioni negative che creano emozioni deleterie quali: invidia (le super-ville dei VIP), rabbia (la nuova tassa sui vattelappesca), insoddisfazione (la
pubblicità in genere che tende solo a dirci "Sarete insoddisfatti della
vostra vita finché non comprerete la nostra auto, casa, dentifricio,
telefonino etc) e panico (la madre che uccide il figlio, lo zio
che uccide la nipote, il figlio che uccide il padre, il tassista che
uccide la cliente, il poliziotto che stupra ed uccide la studentessa). A
questo vanno aggiunti tutte le scene di guerra nei film e nei
documentari ai quali dobbiamo sommare i programmi di istupidimento ed
inebetimento collettivo la cui lista è troppo lunga per essere citata.

La nostra
casa, la nostra tana è diventata un ricettacolo di spazzatura e merda
emozionale. E quando la tua casa è piena di merda l'unica cosa che puoi
fare è spalarne via un pò, gettandola nella strada dirimpetto, proprio
dal tuo vicino, che si troverà con più merda da spalare e che quindi la
rigetterà al suo vicino...e così via...in un circolo vizioso.

Ma se questo è
lo stato della nostra casa che rappresenta il nostro tempio fisico,
qual'è lo stato del nostro tempio interiore, la nostra mente o come la
chiamano alcuni: la nostra Anima?

Ci serve davvero tutta questa massa abnorme di informazioni negative?
A
cosa ci serve sapere che Tizio ha ucciso Caio con 40 coltellate in viso
preso dalla gelosia? A farci rendere conto che può succedere da un
momento all'altro anche a noi? E dopo che lo sappiamo? Serve a qualcosa
saperlo prima, o serve solo a renderci più sospettosi verso gli altri e
ad iniettarci la nostra dose quotidiana di paura?
Ci
sono persone che non hanno nessuna voglia di perfezionarsi e migliorare
se stesse e che quindi godono nel "rotolarsi" giorno dopo giorno nella
negatività che li circonda: parlano di cose brutte, fanno cose brutte e
riportano cose brutte fatte da altri, non per analizzarle o migliorarle,
ma solo per il gusto di sentire la sensazione che le energie negative
creano al loro interno. Ci siamo passati tutti almeno una volta nella
vita e dobbiamo ammettere che per qualche istante ci ha fatto anche
sentire meglio.

Ma meglio rispetto a cosa?
Rispetto a quello che siamo o rispetto a quello che non vogliamo vedere di essere?


Io
credo che il primo passo per crescere individualmente e costruire una
società collaborativa sia quello di rifiutare ed evitare a priori tutto
ciò che emotivamente spegne la nostra voglia di serenità e
collaborazione.

Rifiutare la negatività è un allenamento che andrebbe attuato giorno per giorno...

splendida giornata Amici..
adularja
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