PSICOERETICA
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

Giudizio e pregiudizio

Andare in basso

Giudizio e pregiudizio Empty Giudizio e pregiudizio

Messaggio Da Luciano Mess Mer 26 Ott 2011, 11:24 am

Il problema del giudizio

Apparentemente, il giudizio è un qualcosa che riguarda il mondo esterno, è un'opinione sanzionatoria che non intacca minimamente il giudicante e per questo è lo sport più praticato a livello planetario. Tale illusoriamente innocuo passatempo, invece, è il peggior freno evolutivo che l'umanità abbia mai conosciuto. Ogni giudizio, per qualunque ragione espresso, rappresenta una sbarra di quella piccolissima prigione nella quale ci siamo autoristretti. Se immaginiamo l'indagine, intesa nella sua più ampia accezione, come un vettore che parte dall'indagante e seguendo una retta, punta all'infinito, potremo facilmente capire che la lunghezza della tangente e dunque la profondità di indagine, vengono mutilate qualora in un qualunque punto lungo la linea si ponga un ostacolo, in questo caso, dato dal giudizio. Il giudizio "taglia" la visione in corrispondenza di punti preesistenti dati dalla formazione etico-culturale dell'osservatore e considerati invalicabili; il risultato come è ovvio, è una prigione, perchè il giudizio rimane presente in qualunque direzione si volga l'attenzione imndagatoria. L'apertura mentale, l'evoluzione culturale e l'elesticità epistemiologica, non sono minimamente garanti di libertà, infatti, la loro presenza più o meno accentuata, si limita a spostare un pochino più in la del normale le "sbarre" di cui abbiamo appena parlato ed il risultato finale, sarà solo una prigione più ampia, ma pur sempre una prigione. Alle volte, si arriva ad avere una cella talmente ampia, da iniziare a non vederne le pareti, allora ci si illude di essere uomini saggi, intelligenti e spregiudicati, ma non è così, semplicemente il giudizio si è raffinato seguendo il passo del suo possessore ma non è affatto sparito.
Le indagini fisiche, ben rappresentano questo problema: ogni osservazione, specie se eseguita strumentalmente, di fatto modifica la cosa osservata a causa dell'interazione con l' osservatore e questo impedisce una conoscenza limpida e scevra da errori, permettendo il formarsi solo di un'idea abbastanza grossolana di ciò che si stava studiando; in taluni casi, quando si entra nel campo dell'infinitamente piccolo, l'invasione è tale da stravolgere completamente la natura di ciò che si vuol conoscere, ad esempio, l'illuminare artificialmente un bersaglio composto da poche molecole, i fotoni della fonte di illuminazione, interagiscono con le particelle gravitanti attorno ai nuclei, ad un punto tale da scalzarli dalle orbite. Se vogliamo, anche questo è un "giudizio", un'osservazione condizionata, ed è sintetizzabile così: Io ti osservo, a patto che ti faccia illuminare come piace a me. Come tutto ciò che è condizionato, il valore di tale sistema risulterà basso ed il limite imposto e conseguentemente autoimposto, alto.
L'osservazione spregiudicata, qualora si decvida dfi metterla in atto, presenta alcune difficoltà e non di poco conto, ad esempio, risulta impossibile annotare, anche solo mentalmente, una qualsiasi cosa, senza ricorrere ad un metodo descrittivo a base comparativa e quindi, inevitabilmente giudicante. Non esiste termina umano che possa aggirare questo scoglio, ne consegue, che nulla è osservabile in assenza di un quid di giudizio e questo porta a considerare il problema da un ben triste punto di vista: l'umanità per osservare deve giudicare e giudicando non può compiutamente osservare. Siamo condannati a vivere ed agire in un mondo perennemente incerto e limitato e non c'è verso di uscire dall'impasse. La condizione più vicina ad una via di fuga (ma è pur sempre un'escamotage dialettico) è quella di porsi quali testimoni, ovvero, di osservatori in nessun modo coinvolti nell'osservato, anche se ciò, a sua volta sposta solo l'asticella più in alto, perchè l'atto del testimoniare, prevede un'attenzione, dunque, un'interesse volto in una specifica direzione e quindi, frutto di una scelta, o, per dirla più correttamente: di un giudizio.
Una volta constatata l'impossibilità oggettiva di avere un'esperienza cognitiva completa, tranne che riuscendo a "fondersi" totalmente con ciò che si indaga, ma in tal modo ci si annullerebbe e quindi sparirebbe sia l'osservatore che l'esigenza di osservare, non rimane altra via che il ridurre ai minimi termini, pur non mai annullandolo, il fattore giudizio, in modo di raggiungere per fasi successive, una rappresentazione dello studio, sufficientemente credibile, o almeno credibile quel tanto che basta per compiere il passo successivo senza ipotizzare troppi errori nel compierlo. Tornando alla nostra prigione, in quest'ultimo caso, non avremo più una sola cella, grande o piccola che sia, quanto piuttosto una sertie di celle contigue, divise da sbarre sempre più sottilit
Questo è il massimo concesso all'umano indagare, basantesi sulla divisione tra sperimentatore e sperimentato: una conoscenza piuttosto approfondita dei meccanismi che regolano il regno delle immagini ed una pallida indea di ciò che potrebbe celarsi dietro. Non ci sono chances di idagare oltre utilizzando gli strumenti classici, perchè l'essenziale sfugge ad ogni indagine e non succede certo per timidezza che si nasconde, semplicemente non può in nessun modo essere esperito completamente, perchè essendo "tutto", l'assenza, ancorchè puramente fittizia dell'osservatore, a tutti gli effetti, lo mutila; Provate ad immaginare i vostri occhi, che, idealmente, decidessero di indagare completamente il vostro corpo, la prima operazione che compirebbero, sarebbe naturalmente il distaccarsene per poterlo osservare, poi, un pezzo alla volta, riuscirebbero a comprenderne la forma la funzione, riuscendo a formarsi un'idea sia del particolare che dell'insieme. Probabilmente, rimarrebbero anche soddisfatti dell'opera e si autoconvincerebbero di aver scoperto e studiato tutto ciò che di voi esisteva, peccato che non sia assolutamente vero, infatti, alla totalità, mancavano proprio gli occhi, quegli occhi che dividendosi dal tutto, lo avevano rinnegato.
E' difficilissimo speculare a certi livelli, perchè il solo accingerdi a farlo, mette in moto il perverso meccanismo appena descritto e d'ltra parte non è possibile esimersi dal farlo, perchè è nella natura umana tentare di conoscere tutto di sè e di ciò che la circonda.
Un'empasse inaccettabile, da qualunque parte la si rigiri.
In molte occasioni ho definito "essere", la condizione nella quale tutto esiste senza separazione, ma essere non significa necessariamente averne contezza: il meccanismo dell'evoluzione della vita, quello che la porta ad interrogarsi su se stessa, a mio parere, punta proprio a questo, all'autocoscienza completa. E' un processo lentissimo e pieno di insidie, l'ultima della quale è quella cui accennavo poc'anzi: la separazione. Non c'è indagine senza separazione e non cè conoscenza completa in sua presenza. Un'ipotesi evolutiva e risolutiva, credo sia quella che prevedeun'assottigliamento della divisione, mediante l'astrazione; mi spiego meglio: se guardiamo alla vita in quanto fenomeno onnipresente, non possiamo non notare che tutto è, tranne che statica e non solo, possiede un verso: parte da una condizione assolutamente elementare ed evolve continuamente, passaggio dopo passaggio, verso "forme" sempre più sofisticate ed efficaci. Forme che generano e sostengono il pensiero, permettendogli di esplorare sempre meglio e con sempre minor dispendio energetico.
Un Mammouth, doveva spostare tonnellate di corpo ed ingurgitare quantità industriali di cibo per poterlo fare, oggi, l'evoluzione ha portato a meccnismi molto più snelli, efficienti e parchi e nulla vieta di credere che alla fine, sarà talmente evoluto il processo, da poter rinuncire del tutto ad un corpo fiico che sostenga il pensiero, arrivando ad un pensiero che si autosostenti ed evolva ulteriormente usando solo energie molto rarefatte.
La velocità, o meglio: la frequenza vibrazionale, credo racchiuda in sè, la chiave di tutto.
Luciano Mess
Luciano Mess
Admin

Messaggi : 227
Data d'iscrizione : 14.08.11

http://psicoeretica.italiaforum.net

Torna in alto Andare in basso

Giudizio e pregiudizio Empty Re: Giudizio e pregiudizio

Messaggio Da Ospite Sab 05 Nov 2011, 6:07 pm

Giudizio e pregiudizio 650269930

Ospite
Ospite


Torna in alto Andare in basso

Torna in alto


 
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.